Il calendario repubblicano
fu adottato ufficialmente il 24 ottobre 1793, cioè più di
un anno dopo l'avvento della Prima Repubblica (quindi non esiste l'Anno
I !), dopo un lungo dibattito tra i matematici Romme e Monge, i poeti Chénier
e Fabre d'Eglantine e il pittore David. Il calendario repubblicano è
fra le notevoli riforme intraprese dalla Convenzione nazionale che, come
il sistema metrico, tendeva a riformare la società perfino nelle
riferenze temporali e spaziali. Contro le superstizioni e il fanatismo,
di domenica, i santi, le feste cristiane erano abolite in nome della Ragione,
la scienza, la natura, la poesia, l'ideologia e l'utopia.
L'opera dei matematici : creazione d'una divisione uguale dei mesi (12
mesi, 30 giorni), un sistema decimale delle decadi e delle ore. L'anno
inizia con il giorno dell'equinozio d'autunno.
L'opera dei poeti : vengono dati ai giorni nomi di piante, d'animali
domestici e d'attrezzi. I mesi rimano tre per tre, a seconda della "sonorità"
delle stagioni.
Da notare che l'anno comincia con il giorno anniversario dell'abolizione
della monarchia e termina con il festeggiamento dei "sanculottidi" (giorni
complementari).
Bisogna non confondere le datazioni del calendario repubblicano con
la menzione, frequente, "ennesimo anno della Libertà", che prende
a riferimento 1789. Durante le prime settimane in cui viene adoperato il
calendario repubblicano, spesso gli ufficiali dello stato civile non indicano
il nome del mese, mais precisano i giorni delle "decadi". La diffusione
di questo calendario, promosso con la partecipazione di celebri artisti,
dovette tuttavia fare fronte ai problemi della diminuzione dei giorni di
riposo che ne derivava come al ritmo ancestrale delle fiere e mercati agrari.
Philippe Chapelin
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